Flat Preloader Icon

“Ogni cucina racconta un territorio, ogni piatto una storia.”

LA SARDENAIRA

Una delle ricette più tipiche dei nostri villaggi marini, con una storia molto antica poiché era già presente nella cucina locale sin dal 1300, è la Sardenaira. Una focaccia farcita con pomodori, sardine del nostro mare, olive taggiasche e aglio.

La chiamiamo anche Pissalandrea per ricordare il nome illustre di Andrea Doria.

PRESENTATA DA DINO ABBO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

L'OLIVA ALL'ASCOLANA

Il piatto più tipico delle nostre parti è sicuramente “l’oliva all’ascolana”. Una ricetta che dovete assolutamente gustare se venite in visita da noi. Si tratta di olive verdi denocciolate, farcite con una miscela di carne macinata, formaggio, uova e spezie, quindi impanate e fritte.

Questo piatto è rinomato in tutta Italia e oltre, e spesso viene servito come antipasto o spuntino. È un’icona della cucina delle Marche e del Piceno in particolare.

PRESENTATA DA COSTA D’ORO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

TORTA AL TESTO

Un nostro piatto tipico che rispecchia il nostro amore per le cose semplici e genuine è la “torta al testo”
che in alcune zone dell’Umbria viene chiamata “crescia”. Questo nostro piatto tradizionale è una sorta di focaccia cotta su una lastra di pietra chiamata “testo”. Si parte dalla farina bianca che viene versata
in una ciotola capiente con un pizzico di sale Olio extravergine di oliva e mescolata utilizzando con l’acqua pure delle nostre sorgenti. L’acqua pura delle sorgenti umbre si unisce lentamente alla farina, mescolata con cura insieme a un filo dorato di olio extravergine di oliva, simbolo della generosità della terra umbra.

Dopo avere riscaldato “il testo” sulla fiamma viva vi si stende sopra in sottili sfoglie l’impasto morbido che le massaie fanno girare più volte sino a quando diventa croccante e pronto per essere tagliato a metà. A questo punto, preparati all’esplosione di sapori delle bontà locali con cui siamo abituati a farcirlo come il pecorino, il prosciutto o la salsiccia.

PRESENTATA DA CARBOGNANO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA CARNE ALLA BRACE

La carne alla brace è da sempre uno dei piatti tipici di gran lunga più apprezzati sulle tavole di case e ristoranti Umbri, con le carni sia di Ovino sia di Maiale e naturalmente quella di Bovino e le nostre birre Santachiara, Alzabove e Santommaso ne sono le degne compagne.

PRESENTATA DA F.LLI PERUGINI.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA TRIPPA

 

A Castelfiorentino il piatto tipico per eccellenza è la trippa, in particolare la varietà chiamata centopelle, che rappresenta la parte più magra e pregiata dello stomaco bovino. Questo piatto ha radici profonde nella tradizione locale, tanto da essere stato celebrato negli eventi gastronomici locali.
La trippa di Castelfiorentino viene solitamente preparata secondo la ricetta alla fiorentina: tagliata a striscioline e cotta lentamente in un soffritto di cipolle, carote, sedano e pomodoro, fino a ottenere un piatto saporito e sostanzioso . Spesso viene servita calda, accompagnata da un filo d’olio extravergine d’oliva e una spolverata di parmigiano grattugiato.

Questo piatto rappresenta non solo una specialità culinaria, ma anche un simbolo dell’identità e della storia di Castelfiorentino, riflettendo la tradizione toscana di valorizzare ingredienti semplici attraverso preparazioni ricche di sapore.

PRESENTATO DA CACCIA E CORTE.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA PIEDA

La cucina del nostro territorio è molto varia e ricca di primi piatti di pasta sfoglia ripiena sia di carne che di verdure. La ricetta che accomuna tutti i romagnoli ed i turisti, per la sua semplicità che permette di gustarla nei numerosi chioschi della provincia è la nostra “Pieda” (con il nome dialettale) . La sua caratteristica è di essere di pane non lievitato con la sua forma tipica sottile.

Dal consumo popolare di prodotto che richiedeva solo acqua, farina e sale, nel tempo si è arricchita di tante versioni con sopra salumi, formaggi, funghi ed ogni tipo di salsa. Anche i dolci al cucchiaio sono sempre una garanzia come ad esempio la crema zabaione dove poter immergere le nostre tessere bizantine.

PRESENTATA DA BISCOTTI BIZANTINI.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA TORTA D'ERBI

Noi la chiamiamo La “torta d’erbi” perchè rappresenta il modo migliore per valorizzare i frutti del nostro territorio.
La prepariamo con una varietà di erbe aromatiche selvatiche che raccogliamo nei i campi e i boschi della Val di Nure. Selezionate con cura le erbe rispettando il ritmo delle stagioni, in particolare foglie di bietole, spinaci selvatici, borragine ortiche, che danno alla preparazione una vivacità tutta da scoprire.

Le immergiamo in un morbido abbraccio di uova e formaggio, con cui si fondono armoniosamente, creando una consistenza avvolgente e un sapore pieno di autenticità. Questa torta, cuore della tradizione culinaria locale, racconta storie antiche e segreti custoditi nei racconti delle nonne, portando in tavola l’essenza stessa della Val di Nure. Una volta cotta, la torta d’erbi viene tagliata a fette per regalare momenti di autentica gioia e piacere al palato.

PRESENTATA DA BIGNAMI.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL BRASATO AL BARBERA

Dalle nostre tradizioni contadine fatte di duro lavoro nei campi che richiede grandi energie fisiche è nato un piatto tipico come “il Brasato al Barbera”. Una ricetta composta da un pezzo di buona carne di manzo, assieme a cipolle, carote e coste di sedano e naturalmente a una bottiglia di Barbera, il vino rubino che porta con sé il carattere e l’anima delle vigne locali. La preparazione del brasato inizia la sera precedente, quando la carne viene adagiata in una ciotola capiente, circondata da verdure tagliate grossolanamente e da spezie aromatiche e il vino Barbera che vi viene versato generosamente.

Il mattino dopo La carne, scolata dalla marinata e asciugata con cura, viene infarinata leggermente pronta per essere rosolata ed ottenere una crosta dorata. Quando te la troverai nel piatto ricordati di tagliarla in fette sottilissime così potrai apprezzarne al massimo il sapore.

PRESENTATA DA CHIARODILUNA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

L'ACQUACOTTA

Poichè il nostro amore è la campagna vogliamo suggerirti un piatto semplice ma gustosissimo e legato alle tradizioni contadine: L’Acquacotta.

L’acquacotta è una zuppa tradizionale composto principalmente da verdure e ingredienti di base che si coltivano nei nostri campi come la cipolla, l’aglio, l’olio di oliva della Tuscia, i pomodori, il peperoncino, abbinate ad uova e naturalmente al pecorino grattugiato. Se ami la bruschetta considera anche il pane raffermo. La ricetta può variare da famiglia a famiglia, un motivo in più per venirla a scoprire durante uno dei tuoi viaggi nella nostra zona.

PRESENTATA DA LA RISERVA BIO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA PASTA ALLA GRICIA

Un piatto che incarna la semplicità e la bontà della nostra tradizione laziale è la “Pasta alla gricia”. Per la ricetta solitamente utilizziamo rigatoni o bucatini avvolti in una salsa cremosa e dorata. Il guanciale, tagliato a cubetti, è cotto alla perfezione, con i bordi croccanti e il cuore tenero, emanando un aroma avvolgente che invita al primo assaggio. Il formaggio pecorino romano, grattugiato generosamente, si fonde con il calore della pasta, creando una deliziosa cremosità che avvolge ogni morso.

Infine, una spolverata di pepe nero appena macinato aggiunge una nota di piccantezza che esalta i sapori senza sovrastarli. Il guanciale, con il suo sapore ricco e salato, si sposa alla perfezione con il pecorino romano, creando un equilibrio sublime. Il pepe nero, con il suo pizzicore sottile, completa l’opera con un tocco di eleganza.

PRESENTATA DA DI TRAGLIA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA PANISSA VERCELLESE

Un piatto della nostra tradizione di campagna che vorremmo farti conoscere è la Panissa Vercellese “.

IL FRITTO MISTO PIEMONTESE” si compone di frittura dolce (amaretti , mela e semolino) e salata (bistecca , salsiccia , cervello, midollo) in abbinamento con l’umido , ma solo a richiesta dei buongustai. Le nuove varianti aggiungono semolino al cioccolato, pavesini nel dolce e polpette e magari qualche zucchina nel salato.

PRESENTATA DA RISO GLORIA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

I FEGATELLI DI S. GIMINIANO

Ti parliamo della ricetta più rappresentativa della nostra cittadina: “I fegatelli di S. Miniato”.
Li preparariamo con cura e passione, secondo un’antica ricetta tramandata di generazione in generazione. Ogni fegatello è composto da due pezzi di carne magra di maiale e uno di fegato, sapientemente infilzati da un rametto di finocchietto selvatico o avvolti nella rete. Il finocchietto, con il suo profumo aromatico, conferisce al boccone un’anima agreste, quasi selvatica, che rimanda alle colline e ai campi di questa terra generosa. La cottura lenta, sotto lo sguardo attento delle mani esperte della cuoca, sigilla ogni sapore, ogni essenza. Dopo un’abbondante doratura, li conserviamo sotto strutto.


Già al primo assaggio emergono tutti i sapori: il dolce si mescola al salato, la morbidezza del fegato si fonde con la consistenza carnosa del maiale, mentre il finocchietto e le spezie danzano sul palato. Un’esperienza che racconta di boschi e tramonti, di mani segnate dal lavoro e di antichi saperi, di una terra che sa farsi amare attraverso i suoi frutti più semplici e al contempo preziosi.

PRESENTATA DA MACELLERIA LO SCALCO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

I TORTELLI DI ERBETTA

A Torrechiara c’è un piatto che torna sulle nostre tavole con la regolarità delle stagioni: i tortelli d’erbetta. Non una semplice ricetta, ma un gesto che si tramanda da una generazione all’altra, come si fa con le storie importanti.

Si impasta la sfoglia con uova fresche, mentre le erbette—bietole tenere raccolte all’alba—vengono sbollentate e mescolate a ricotta dolce, Parmigiano grattugiato e un’ombra di noce moscata. Il ripieno ha un profumo che è già casa. Poi si tira la pasta, sottile come un velo, si chiudono i tortelli uno ad uno, e si lasciano riposare sotto un canovaccio, come si faceva un tempo.

Una volta cotti, basta un filo di burro fuso con la salvia e ancora una spolverata generosa di Parmigiano. È in quel momento che il piatto si completa, sedendosi a tavola con un calice di vino giovane, magari un bianco vivace della zona o il Lambrusco di collina del parmense.

PRESENTATA DA RAVANETTI ARTEMIO.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

I PASSATELLI DI ROMAGNA

Nei giorni di festa a Ravenna non possono mancare sulle nostre tavole di famiglia i Passatelli. Una ricetta semplice che porta ad un concentrato di gusto fatta di formaggio, uova, pane grattato e una spezia molto usata in Emilia Romagna anche per certi tipi di dolci: la noce moscata.

Dopo avere terminato l’impasto si usa passare il tutto in uno schiacciapatate con grossi fori. La cottura in brodo di carne completa questo piatto tradizionale che è una delle nostre minestre preferite.

PRESENTATA DA NERO FERMENTO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA BRACIOLONA

Uno dei piatti locali preferiti dagli Aretini è la famosa “Braciolona”. Si tratta di un piatto tradizionale toscano a base di carne di maiale, aromi e spezie. Le braciole all’aretina sono famose per il loro sapore intenso e succulento.

La combinazione di erbe aromatiche, aglio e carne di maiale grigliata conferisce a questo piatto un gusto unico e tipico di Arezzo. È una specialità locale che rappresenta l’autentica cucina tradizionale toscana e che sicuramente soddisferà i palati degli amanti della carne.

PRESENTATA DA MALERBA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

ZUPPA DI FAGIOLI DI SORAGNA

Agli amanti dei prodotti della terra suggeriamo un un piatto caratteristico locale che si avvale dei Fagioli di Sorana. Questi piccoli tesori bianchi, raccolti con cura nelle zone di Sorana, sono rinomati per la loro delicatezza e consistenza vellutata e oono i protagonisti indiscussi della zuppa, il cui sapore sottile e morbido conquista ogni palato.

I fagioli vengono mescolati in una pentola fumante, meglio su un camino al fuoco della legna, si accompagnano al pane rustico toscano, all’aglio tagliato in piccoli spicchi ed alcuni rametti di rosmarino, in olio extravergine di oliva della Toscana. La Zuppa di Fagioli di Sorana non è solo un piatto, è un viaggio nel cuore della Toscana, un’esperienza che parla di terra, di famiglia e di tradizione. Una zuppa che, con la sua semplicità, riesce a conquistare il cuore di chiunque la assaggi.

PRESENTATA DA TOSCODORO.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL GNOCCO FRITTO

Quando sentiamo il desidero di cose semplice ed autentiche è allora che il gnocco fritto torna in cucina, tra le mani esperte di chi impasta da sempre senza misurare troppo, “a occhio”, come si dice da queste parti.

Farina, strutto, un po’ di latte tiepido, un pizzico di lievito: si lavora l’impasto con calma, poi lo si lascia riposare, coperto, mentre si accende l’olio. La pasta viene stesa sottile e tagliata in losanghe che, tuffate nel calore, si gonfiano come piccoli cuscini dorati. Il segreto? Mangiarli caldi, appena scolati, mentre ancora profumano di pane e festa.
Il gnocco fritto non si serve mai da solo. Lo accompagnano prosciutti lucidi, coppe stagionate, mortadelle che sembrano velluto, e naturalmente un bicchiere di Lambrusco.

PRESENTATA DA BOLOGNESI FAUSTO.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

I RAVIOLI DI GAVI

Un piatto che non devi mancare di assaggiare se vieni nelle nostre contrate sono sicuramente i Ravioli di Gavi, che prendono il nome dalla famiglia che li creò per prima: i Raviolo, proprietari di una storica locanda locale.Il segreto della ricetta sta nel “tuccu”, il sugo che avvolge e completa questi ravioli, a fare la magia. In una pentola di rame, tra l’odore dell’olio che sfrigola e il burro che si scioglie, prende vita un soffritto fragrante di cipolla, carota e sedano.

La carne di manzo, dorata e rosolata, si fonde con il vino rosso, che evapora lasciando dietro di sé un aroma intenso e complesso. I pomodori pelati si uniscono al brodo di carne, rosmarino e alloro, e tutto cuoce lentamente, a fuoco basso, per ore. Il tempo qui è un ingrediente fondamentale: solo con la pazienza si può ottenere quel sugo denso e ricco, che parla di tradizioni tramandate di generazione in generazione. Pochi sanno che, per le sue caratteristiche aromatiche e il legame con il territorio, il vino ideale per accompagnare i ravioli è proprio il GAVI DOCG, non dimenticarti di aggiungerlo in tavola!

PRESENTATA DA FONTANASSA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA BAGNA CAUDA

Una ricetta che non manca mai sulle nostre tavole, in particolare nei mesi invernali, è la “Bagna Cauda”.
La bagna cauda è una salsa calda a base di aglio, acciughe e olio extravergine d’oliva, servita tradizionalmente in una terrina posta al centro del tavolo. Le verdure di stagione, come carote, sedano, peperoni, cavolfiori e cardo, vengono immerse nella salsa e consumate dopo essere state inzuppate.


La preparazione della bagna cauda prevede la lenta cottura dell’aglio in olio d’oliva fino a renderlo morbido e aromatico, quindi si aggiungono le acciughe e si lasciano sciogliere completamente nella salsa. La consistenza finale dovrebbe essere cremosa ma non troppo densa. La bagna cauda è un piatto molto conviviale e gustoso, perfetto per condividere momenti in compagnia di amici e familiari. È un vero e proprio simbolo della cultura culinaria del Canavese e del Piemonte, che celebra l’autenticità e la ricchezza dei sapori locali.

PRESENTATA DA BUEMI VINI.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

TORTA ALLE MANDORLE E PROSECCO

Non solo nei mesi invernali, ma durante tutto l’anno nelle nostre cucine famigliari si prepara “La Torta alle Mandorle e Prosecco”. La torta richiede una preparazione semplice ma accurata nei vari passaggi.

Si prepara per prima una crema di burro e zucchero alla quale vanno aggiunte successivamente le uova, mentre in una ciotola a parte si mescolano la farina, le madorle tostate e tritate e il lievito. Quando è tutto omogeneo si uniscono insieme per un composto unico. A questo punto arriva il matrimonio perfetto con il Prosecco accompagnato da scorze di limone che si uniscono all’impasto e si mette in forno per la cottura. Il tocco finale, prima della messa in tavola, è una bella spolverata di zucchero al velo. Di solito noi lo serviamo a fine pasto, ma è adatto anche come merenda pomeridiana accompagnata dai nostri buoni vini.

PRESENTATA DA CA’ DEI FIORI.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

CAPONATA SICILIANA

C’è un piatto che amiamo molto ed è un trionfo di colori e sapori che racconta la storia di una terra ricca di tradizione e contrastanti influenze culturali: La Caponata Siciliana.
Il nostro piatto unisce la dolcezza delle melanzane fritte alla vivacità dell’aceto e al tocco inconfondibile della capperi e olive.

Ogni ingrediente, che affonda le radici nella cucina mediterranea, è un’ode alla generosità della terra siciliana. La serviamo sia calda che fredda, ma sempre accompagnata da un generoso bicchiere di vino, come fosse un assaggio di sole. La caponata è il cuore pulsante della cucina siciliana, un piatto che evoca il calore delle estati siciliane e l’abbraccio della convivialità, simbolo di una cultura che sa celebrare la semplicità dei suoi sapori più autentici.

PRESENTATA DA TERRAMALLIA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL BUNET

Nel nostro angolo di Piemonte, tra borghi incantevoli e cantine centenarie, nasce uno dei dolci più emblematici e amati della regione: il Bunet. Il Bunet è molto più di un semplice dessert; è un’ode alla tradizione, una sinfonia di sapori che racconta storie di famiglia e serate invernali trascorse attorno a un tavolo.

Il suo nome, che richiama l’antico termine piemontese per “berretto”, evoca la forma dello stampo in cui viene preparato, come a voler suggerire un abbraccio caldo e avvolgente. Il dolce è combinazione di cacao, amaretti e il liquore che crea un equilibrio di sapori ricco e armonioso, mentre il caramello aggiunge una nota di dolcezza e croccantezza.

PRESENTATA DA BRICCO VISCONTI.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

GLI ARROSTICINI

C’è un piatto che vorremmo suggerirti che, nella sua semplicità, racchiude in sé l’essenza delle montagne e dei pascoli verdi dell’Appennino e raccontano di pastori che scendono dalle colline portando con sè i profumi delle erbe selvatiche con cui usavano insaporire la carne di pecora con cui si preparano ” Gli arrosticini”. La carne di pecora, simbolo di abbondanza e nutrimento, viene tagliata a piccoli cubetti, infilandosi con delicatezza su sottili spiedini di legno.

La griglia, la “fornacella”, è una lunga canaletta che accoglie al suo interno gli spiedini. Da noi si usa Servirli belli caldi, gustandoli direttamente dallo spiedino. Non dimenticarti di accompagnarli con il pane casereccio, croccante e rustico, bagnato con un filo d’olio d’oliva e aromatizzato con un tocco d’aglio e richiedere sulla tavola un Montepulciano d’Abruzzo, dal colore rubino e dal sapore intenso come compagno ideale di questa delizia.

PRESENTATA DA CANTINE RABASCO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL FALSO MAGRO ALLA SICILIANA

Ti raccontiamo di come trasformare degli ingredienti semplici in un piatto indimenticabile come “il Falsomagro alla Siciliana”, uno dei piatti più rappresentativi del nostro territorio dell’entroterra insulare.
Immagina una fetta di fesa di vitello, stesa con cura e battuta fino a diventare sottile come un velo, pronta ad accogliere un ripieno sontuoso. Su questa tela di carne, si dispongono generose fette di pancetta.
Un impasto di carne macinata di manzo, sapientemente arricchito con pecorino grattugiato, pangrattato croccante, prezzemolo fresco e un pizzico di aglio tritato, viene steso sopra la pancetta, come un manto di spezie e aromi.

Nel cuore di questo ripieno, si adagiano uova sode, simbolo di rinascita e tradizione, e cubetti di provolone, pronti a fondersi in un abbraccio cremoso durante la cottura. In una casseruola capiente, un filo d’olio extravergine di oliva si scalda, pronto ad accogliere il falsomagro.
Il rotolo sfrigola e si rosola, assumendo una doratura che promette croccantezza e gusto. Una volta dorato su tutti i lati, viene momentaneamente messo da parte, mentre nella stessa casseruola si soffriggono cipolla, carote e sedano, le verdure umili che, con il loro soffritto, creano la base aromatica per il sugo.
Il falsomagro ritorna nella casseruola, dove viene sfumato con un bicchiere di vino rosso, il cui bouquet di profumi si mescola con quelli della carne e delle verdure. La passata di pomodoro, densa e vellutata, avvolge il rotolo, che cuoce lentamente, assorbendo ogni sapore, ogni aroma. Dopo un’ora e mezza di paziente attesa, durante la quale il sugo si è ispessito e arricchito, il falsomagro è pronto. Rimosso dalla casseruola, riposa brevemente, lasciando che i suoi succhi si distribuiscano uniformemente. Lo spago viene rimosso, rivelando il rotolo in tutta la sua perfezione. Affettato a fette spesse, ogni taglio rivela il ripieno, con le uova sode e il provolone che fanno capolino tra la carne. Di solito lo serviamo in tavola con patate arrosto o una fresca insalata.

PRESENTATA DA MUSTAZZA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

GNOCCHI PICCOLINI CON FUNGHI DI PIOPPO, GORGONZOLA E PREZZEMOLO

Una ricetta della nostra cucina mantovana che amiamo mettere in tavola nelle fresche giornate autunnali, quando i nostri pioppi lungo le rive si lasciano cullare dal vento sono gli “Gnocchi piccolini con funghi di pioppo, gorgonzola e prezzemolo”.
Li prepariamo lessando le patate lasciandole cuocere con la buccia fino a che non diventano morbide, poi aggiungiamo la farina, l’uovo e un pizzico di sale e impastiamo delicatamente.


Poi prendiamo una padella grande, scaldiamo l’olio extravergine d’oliva insieme al burro e gettiamo i funghi di pioppo: Dopo averli saltati per bene aggiungiamo il gorgonzola a pezzetti, e lo lasciandolo fondere lentamente. Il tutto verrà unito con gli gnocchi già bolliti permettendo ai sapori di fondersi armoniosamente. Questa ricetta è un inno alla bellezza e alla bontà del Mantovano. Gli gnocchi, piccoli e teneri, catturano l’essenza dei funghi di pioppo, mentre il gorgonzola dona una cremosità irresistibile. Il prezzemolo fresco, con la sua nota erbacea, completa questo quadro gastronomico, rendendo ogni boccone un viaggio attraverso i sapori autentici di una terra ricca di tradizioni e di amore per la cucina. Buon appetito!

PRESENTATA DA FONDO BOZZOLE.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL RISOTTO AL TARTUFO BIANCO DI SAN MINIATO

In un’atmosfera intrisa dei profumi della campagna toscana, nella nostra cucina di famiglia si rinnova uno dei riti più attesi: il risotto al Tartufo Bianco di San Miniato. La ricetta è un atto d’amore verso la semplicità, quella che lascia parlare la materia prima. Si parte da una cipolla bianca, finemente tritata, lasciata imbiondire dolcemente nel burro. Poi arriva il riso—solo Carnaroli, per la sua capacità di restare al dente e di accogliere il sapore del condimento tostato in padella finché non diventa perlaceo. Nel frattempo, un brodo leggero, preparato con le verdure dell’orto, bolle in silenzio sul fuoco.

Il riso cuoce lentamente, un mestolo di brodo alla volta, assorbendo pazientemente ogni aroma. A cottura quasi ultimata, una noce generosa di burro lo manteca fino a renderlo cremoso, poi arriva lui: il tartufo bianco, tagliato a scaglie sottilissime, quasi a vela, che si posa sul risotto come un sussurro. È un piatto che per noi non ha bisogno di clamore, solo di rispetto. Per chi lo assaggia, è come addentrarsi nei boschi intorno a San Miniato, a occhi chiusi, guidati solo dal profumo della terra.

PRESENTATA DA BECONCINI.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LE PAPPARDELLE AL CINGHIALE

Uno dei piatti più a cui siamo più legati della nostra terra sono le pappardelle al cinghiale. È un piatto che non si improvvisa. La carne, cacciata secondo stagione o acquistata da mani fidate, viene marinata a lungo nel vino rosso, con bacche di ginepro, alloro, rosmarino e pepe. Il giorno dopo si soffrigge lentamente con cipolla, sedano e carota, e cuoce piano, ore intere, finché il profumo invade la casa e si attacca ai muri.

Le pappardelle, tirate larghe e ruvide, sanno accogliere quel sugo corposo, che non è solo un condimento ma un racconto: di boschi, di fuochi accesi nelle aie, di mani che sanno aspettare. Un filo d’olio nuovo, un tocco di pepe nero, e il piatto è servito. Non chiede altro, se non un vino robusto accanto, magari lo stesso che ha dato colore alla marinatura. In Maremma, le pappardelle al cinghiale non sono solo un pasto: sono un rito d’appartenenza, una promessa di sapore e memoria.

PRESENTATA DA POGGIO LA LUNA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

L'OCA IN ONTO

Vuoi scoprire una ricetta locale veramente deliziosa e succulenta? Allora ti parliamo dell ’”Oca in onto” che è uno dei piatti più rappresentativi della tradizione gastronomica dell’Oltrepò Pavese, nato dall’ingegno delle famiglie contadine che cercavano modi per conservare la carne durante i mesi invernali. Questa antica ricetta prevede l’utilizzo dell’oca, un animale tipico delle campagne locali, che veniva allevato per sfruttarne ogni parte, dal grasso alla carne.
La prepariamo con una cottura lenta dei pezzi di carne in una casseruola insieme al suo grasso, che si scioglie lentamente avvolgendo le carni in una morbida coltre aromatica. La ricetta tradizionale prevede l’aggiunta di erbe e aromi come rosmarino, salvia, alloro e aglio, che donano al piatto profumi intensi e un sapore ricco. Una volta cotta, l’oca la trasferiamo in contenitori di terracotta e ricoperta dal grasso fuso, che agiva come conservante naturale, garantendo una lunga durata senza bisogno di refrigerazione.

Il risultato che otteniamo è una carne tenera e saporita, che si gusta al meglio se accompagnata da polenta fumante, perfetta per raccogliere il grasso aromatizzato. L’oca in onto è più di un semplice piatto: è un simbolo della cultura rurale dell’Oltrepò, un esempio di come il cibo possa raccontare una storia di sapienza e rispetto per le risorse disponibili.

PRESENTATA DA POGGIO PREGANA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL FRICO

Abbiamo una ricetta da suggerirti che è un inno alla semplicità: Il Frico. Un piatto a base di patate che si indorano lentamente in una padella a cui aggiungiamo per farle sfrigolare insieme nell’olio caldo. Sopra vi aggiungiamo il Montasio, stagionato quanto basta, che sciogliendosi si insinua tra i filamenti dorati delle patate. Lentamente, si forma una crosta dorata, croccante all’esterno e morbida all’interno, che racchiude il cuore caldo e saporito del frico.

Lo serviamo in tavola bello fumante, ed ogni morso è un viaggio: la dolcezza delle cipolle, la morbidezza delle patate e la sapidità del formaggio si intrecciano, regalando un assaggio della tradizione friulana, della nostra terra generosa dove ogni ingrediente ha una storia da raccontare. E se alzi il calice in compagnia degli amci di un Friulano o di una Ribolla Gialla, il frico diventa poesia.

PRESENTATA DA MANIA’.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA ZUPPA ALLA VALDOSTANA

 È una ricetta che nasce dalla cucina povera, ma si nobilita con l’eccellenza dei suoi ingredienti. Si inizia affettando cipolle dorate, carote e patate in piccoli pezzi, che vengono fatti stufare lentamente in una casseruola con burro di malga fino a diventare morbidi e profumati. Si aggiunge poi del brodo vegetale preparato in casa con sedano, cipolla, alloro e chiodi di garofano e si lascia sobbollire il tutto per almeno mezz’ora.

Nel frattempo, si taglia il pane di segale raffermo a fette spesse, da disporre a strati in una teglia da forno, alternandole a scaglie generose di Fontina DOP, che con il calore si scioglierà in una crema vellutata. Sopra ogni strato, si versa il brodo bollente con le verdure, così che il pane si inzuppi e la zuppa si compatti. Si conclude con una spolverata di Parmigiano o, per i più legati alla tradizione, una noce di burro fuso.
Poi la inforniamo a 180°C per circa 25–30 minuti, finché la superficie non diventa dorata e croccante, con il formaggio che sobbolle tra il pane e le verdure. La serviamo bollente, con un bicchiere di vino rosso delle nostre valli magari un Torrette che accompagna perfettamente la cremosità della Fontina e la rusticità del pane.

PRESENTATA DA PRIOD.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL CONIGLIO ALLA LIGURE

Abbiamo una ricetta antica da farti conoscere capace di raccontare la storia e la cultura di un territorio in un solo boccone: “Il Coniglio alla Ligure”.
Immaginati una cucina rustica, con travi di legno a vista e un grande camino che scoppietta dolcemente. Sul tavolo di legno massiccio, spolverato di farina e ornato di ramoscelli di rosmarino, il coniglio fresco viene preparato con cura.

Ogni pezzo viene immerso in una marinata di vino rosso, ricca e profumata, accompagnata da foglie di alloro e aglio schiacciato, lasciando che la carne si insaporisca e assorba ogni sfumatura di aromi. Dopo averlo cotto lentamente si inserisce nella casseruola con il soffritto legando il tutto con un sugo ricco e vellutato fatto di pinoli, olive taggiasche e capperi. Talvolta si mette in tavola con la polenta fumante o se preferisci un profumato e croccante pane casereccio.

PRESENTATA DA RAMOINO.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

I TESTAROLI AL PESTO

A Fosdinovo, dove labbiamo il nostro ristorante c’è un piatto che parla un dialetto antico. Sono i testaroli, pasta contadina nata prima ancora che l’acqua bollente diventasse la regola. Si preparano con una pastella semplice, fatta di farina di grano tenero, acqua e un pizzico di sale. Nessuna sfoglia, nessuna trafila: la pastella viene versata a mestoli su grandi dischi di ghisa roventi i “testi”, da cui il nome e cotta come fosse un pane sottile, con i bordi appena croccanti e l’interno morbido.

Una volta raffreddati, i testaroli si tagliano a losanghe o rombi e si immergono per pochissimi secondi in acqua bollente salata, non più di un minuto: non si cuociono, si risvegliano. Poi arrivano gli aromi: pesto alla genovese fatto con basilico fresco, aglio, pinoli, Parmigiano, pecorino e olio extravergine delle colline lunigianesi. Si mescola il tutto a freddo, lasciando che i testaroli lo assorbano lentamente, come una spugna che riconosce il profumo di casa.

PRESENTATA DA LA QUINTA TERRA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL RISOTTO ALLA BONARDA

A Pavia, celebriamo una delizia culinaria che incarna l’essenza dei nostri prodotti locali: il Risotto alla Bonarda. Questo piatto unisce sapientemente due tesori del nostro territorio: il riso Carnaroli Classico e la Bonarda dell’Oltrepò Pavese.

La ricetta è un’elegante semplicità, con riso, porri finemente tagliati e vino Bonarda, diluito con acqua per creare un brodo delicato. Si arricchisce con olio extravergine d’oliva o burro e si completa con Parmigiano Reggiano.
Le nostre esperte cuoche tostano il riso per alcuni minuti prima di unirlo alla pentola con il vino che bolle già da circa quindici minuti. Dopo la cottura, il risotto riposa coperto da un tradizionale canovaccio di lino, in attesa dell’ultimo tocco vigoroso prima di essere servito a tavola, augurandoci reciprocamente un buon appetito!

PRESENTATA DA DI CRISTIANA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

RISOTTO AL CASTELMAGNO E PERE

Il risotto al Castelmagno e pere lo preparo quando ho bisogno di ricordarmi che l’eleganza non è solo questione di forma, ma anche di coraggio.
Ci metto il Riesling che arriva da una vigna battuta dal vento, uno di quelli con l’acidità giusta per svegliare il riso, mica per coprirlo. Lo verso piano, appena il chicco ha preso calore, e ascolto quel sibilo breve – come uno sì detto con convinzione.


Poi arriva il Castelmagno, quello vero, preso da un vecchio che ancora lo stagiona come si faceva prima, in grotta. Ne uso poco, ma buono, ché non serve urlare per farsi sentire.
Le pere, invece, le metto per me. Perché sono stanco di piatti che non sanno abbracciare. Le caramello appena, con un soffio di burro e sale, e le lascio lì, a raccontare la parte gentile della storia.
È un risotto che parla piano ma resta. Come certi ricordi che non fanno rumore, ma non se ne vanno mai.

PRESENTATA DA CANTINA TAIA.

“Ogni cucina racconta un territorio, ogni piatto una storia.”

LA SARDENAIRA

Una delle ricette più tipiche dei nostri villaggi marini, con una storia molto antica poiché era già presente nella cucina locale sin dal 1300, è la Sardenaira. Una focaccia farcita con pomodori, sardine del nostro mare, olive taggiasche e aglio.

La chiamiamo anche Pissalandrea per ricordare il nome illustre di Andrea Doria.

PRESENTATA DA DINO ABBO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

L'OLIVA ALL'ASCOLANA

Il piatto più tipico delle nostre parti è sicuramente “l’oliva all’ascolana”. Una ricetta che dovete assolutamente gustare se venite in visita da noi. Si tratta di olive verdi denocciolate, farcite con una miscela di carne macinata, formaggio, uova e spezie, quindi impanate e fritte.

Questo piatto è rinomato in tutta Italia e oltre, e spesso viene servito come antipasto o spuntino. È un’icona della cucina delle Marche e del Piceno in particolare.

PRESENTATA DA COSTA D’ORO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

TORTA AL TESTO

Un nostro piatto tipico che rispecchia il nostro amore per le cose semplici e genuine è la “torta al testo”
che in alcune zone dell’Umbria viene chiamata “crescia”. Questo nostro piatto tradizionale è una sorta di focaccia cotta su una lastra di pietra chiamata “testo”. Si parte dalla farina bianca che viene versata
in una ciotola capiente con un pizzico di sale Olio extravergine di oliva e mescolata utilizzando con l’acqua pure delle nostre sorgenti. L’acqua pura delle sorgenti umbre si unisce lentamente alla farina, mescolata con cura insieme a un filo dorato di olio extravergine di oliva, simbolo della generosità della terra umbra.

Dopo avere riscaldato “il testo” sulla fiamma viva vi si stende sopra in sottili sfoglie l’impasto morbido che le massaie fanno girare più volte sino a quando diventa croccante e pronto per essere tagliato a metà. A questo punto, preparati all’esplosione di sapori delle bontà locali con cui siamo abituati a farcirlo come il pecorino, il prosciutto o la salsiccia.

PRESENTATA DA CARBOGNANO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA CARNE ALLA BRACE

La carne alla brace è da sempre uno dei piatti tipici di gran lunga più apprezzati sulle tavole di case e ristoranti Umbri, con le carni sia di Ovino sia di Maiale e naturalmente quella di Bovino e le nostre birre Santachiara, Alzabove e Santommaso ne sono le degne compagne.

PRESENTATA DA F.LLI PERUGINI.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA TRIPPA

 

A Castelfiorentino il piatto tipico per eccellenza è la trippa, in particolare la varietà chiamata centopelle, che rappresenta la parte più magra e pregiata dello stomaco bovino. Questo piatto ha radici profonde nella tradizione locale, tanto da essere stato celebrato negli eventi gastronomici locali.
La trippa di Castelfiorentino viene solitamente preparata secondo la ricetta alla fiorentina: tagliata a striscioline e cotta lentamente in un soffritto di cipolle, carote, sedano e pomodoro, fino a ottenere un piatto saporito e sostanzioso . Spesso viene servita calda, accompagnata da un filo d’olio extravergine d’oliva e una spolverata di parmigiano grattugiato.

Questo piatto rappresenta non solo una specialità culinaria, ma anche un simbolo dell’identità e della storia di Castelfiorentino, riflettendo la tradizione toscana di valorizzare ingredienti semplici attraverso preparazioni ricche di sapore.

PRESENTATO DA CACCIA E CORTE.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA PIEDA

La cucina del nostro territorio è molto varia e ricca di primi piatti di pasta sfoglia ripiena sia di carne che di verdure. La ricetta che accomuna tutti i romagnoli ed i turisti, per la sua semplicità che permette di gustarla nei numerosi chioschi della provincia è la nostra “Pieda” (con il nome dialettale) . La sua caratteristica è di essere di pane non lievitato con la sua forma tipica sottile.

Dal consumo popolare di prodotto che richiedeva solo acqua, farina e sale, nel tempo si è arricchita di tante versioni con sopra salumi, formaggi, funghi ed ogni tipo di salsa. Anche i dolci al cucchiaio sono sempre una garanzia come ad esempio la crema zabaione dove poter immergere le nostre tessere bizantine.

PRESENTATA DA BISCOTTI BIZANTINI.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA TORTA D'ERBI

Noi la chiamiamo La “torta d’erbi” perchè rappresenta il modo migliore per valorizzare i frutti del nostro territorio.
La prepariamo con una varietà di erbe aromatiche selvatiche che raccogliamo nei i campi e i boschi della Val di Nure. Selezionate con cura le erbe rispettando il ritmo delle stagioni, in particolare foglie di bietole, spinaci selvatici, borragine ortiche, che danno alla preparazione una vivacità tutta da scoprire.

Le immergiamo in un morbido abbraccio di uova e formaggio, con cui si fondono armoniosamente, creando una consistenza avvolgente e un sapore pieno di autenticità. Questa torta, cuore della tradizione culinaria locale, racconta storie antiche e segreti custoditi nei racconti delle nonne, portando in tavola l’essenza stessa della Val di Nure. Una volta cotta, la torta d’erbi viene tagliata a fette per regalare momenti di autentica gioia e piacere al palato.

PRESENTATA DA BIGNAMI.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL BRASATO AL BARBERA

Dalle nostre tradizioni contadine fatte di duro lavoro nei campi che richiede grandi energie fisiche è nato un piatto tipico come “il Brasato al Barbera”. Una ricetta composta da un pezzo di buona carne di manzo, assieme a cipolle, carote e coste di sedano e naturalmente a una bottiglia di Barbera, il vino rubino che porta con sé il carattere e l’anima delle vigne locali. La preparazione del brasato inizia la sera precedente, quando la carne viene adagiata in una ciotola capiente, circondata da verdure tagliate grossolanamente e da spezie aromatiche e il vino Barbera che vi viene versato generosamente.

Il mattino dopo La carne, scolata dalla marinata e asciugata con cura, viene infarinata leggermente pronta per essere rosolata ed ottenere una crosta dorata. Quando te la troverai nel piatto ricordati di tagliarla in fette sottilissime così potrai apprezzarne al massimo il sapore.

PRESENTATA DA CHIARODILUNA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

L'ACQUACOTTA

Poichè il nostro amore è la campagna vogliamo suggerirti un piatto semplice ma gustosissimo e legato alle tradizioni contadine: L’Acquacotta.

L’acquacotta è una zuppa tradizionale composto principalmente da verdure e ingredienti di base che si coltivano nei nostri campi come la cipolla, l’aglio, l’olio di oliva della Tuscia, i pomodori, il peperoncino, abbinate ad uova e naturalmente al pecorino grattugiato. Se ami la bruschetta considera anche il pane raffermo. La ricetta può variare da famiglia a famiglia, un motivo in più per venirla a scoprire durante uno dei tuoi viaggi nella nostra zona.

PRESENTATA DA LA RISERVA BIO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA PASTA ALLA GRICIA

Un piatto che incarna la semplicità e la bontà della nostra tradizione laziale è la “Pasta alla gricia”. Per la ricetta solitamente utilizziamo rigatoni o bucatini avvolti in una salsa cremosa e dorata. Il guanciale, tagliato a cubetti, è cotto alla perfezione, con i bordi croccanti e il cuore tenero, emanando un aroma avvolgente che invita al primo assaggio. Il formaggio pecorino romano, grattugiato generosamente, si fonde con il calore della pasta, creando una deliziosa cremosità che avvolge ogni morso.

Infine, una spolverata di pepe nero appena macinato aggiunge una nota di piccantezza che esalta i sapori senza sovrastarli. Il guanciale, con il suo sapore ricco e salato, si sposa alla perfezione con il pecorino romano, creando un equilibrio sublime. Il pepe nero, con il suo pizzicore sottile, completa l’opera con un tocco di eleganza.

PRESENTATA DA DI TRAGLIA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA PANISSA VERCELLESE

Un piatto della nostra tradizione di campagna che vorremmo farti conoscere è la Panissa Vercellese “.

IL FRITTO MISTO PIEMONTESE” si compone di frittura dolce (amaretti , mela e semolino) e salata (bistecca , salsiccia , cervello, midollo) in abbinamento con l’umido , ma solo a richiesta dei buongustai. Le nuove varianti aggiungono semolino al cioccolato, pavesini nel dolce e polpette e magari qualche zucchina nel salato.

PRESENTATA DA RISO GLORIA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

I FEGATELLI DI S. GIMINIANO

Ti parliamo della ricetta più rappresentativa della nostra cittadina: “I fegatelli di S. Miniato”.
Li preparariamo con cura e passione, secondo un’antica ricetta tramandata di generazione in generazione. Ogni fegatello è composto da due pezzi di carne magra di maiale e uno di fegato, sapientemente infilzati da un rametto di finocchietto selvatico o avvolti nella rete. Il finocchietto, con il suo profumo aromatico, conferisce al boccone un’anima agreste, quasi selvatica, che rimanda alle colline e ai campi di questa terra generosa. La cottura lenta, sotto lo sguardo attento delle mani esperte della cuoca, sigilla ogni sapore, ogni essenza. Dopo un’abbondante doratura, li conserviamo sotto strutto.


Già al primo assaggio emergono tutti i sapori: il dolce si mescola al salato, la morbidezza del fegato si fonde con la consistenza carnosa del maiale, mentre il finocchietto e le spezie danzano sul palato. Un’esperienza che racconta di boschi e tramonti, di mani segnate dal lavoro e di antichi saperi, di una terra che sa farsi amare attraverso i suoi frutti più semplici e al contempo preziosi.

PRESENTATA DA MACELLERIA LO SCALCO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

I TORTELLI DI ERBETTA

A Torrechiara c’è un piatto che torna sulle nostre tavole con la regolarità delle stagioni: i tortelli d’erbetta. Non una semplice ricetta, ma un gesto che si tramanda da una generazione all’altra, come si fa con le storie importanti.

Si impasta la sfoglia con uova fresche, mentre le erbette—bietole tenere raccolte all’alba—vengono sbollentate e mescolate a ricotta dolce, Parmigiano grattugiato e un’ombra di noce moscata. Il ripieno ha un profumo che è già casa. Poi si tira la pasta, sottile come un velo, si chiudono i tortelli uno ad uno, e si lasciano riposare sotto un canovaccio, come si faceva un tempo.

Una volta cotti, basta un filo di burro fuso con la salvia e ancora una spolverata generosa di Parmigiano. È in quel momento che il piatto si completa, sedendosi a tavola con un calice di vino giovane, magari un bianco vivace della zona o il Lambrusco di collina del parmense.

PRESENTATA DA RAVANETTI ARTEMIO.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

I PASSATELLI DI ROMAGNA

Nei giorni di festa a Ravenna non possono mancare sulle nostre tavole di famiglia i Passatelli. Una ricetta semplice che porta ad un concentrato di gusto fatta di formaggio, uova, pane grattato e una spezia molto usata in Emilia Romagna anche per certi tipi di dolci: la noce moscata.

Dopo avere terminato l’impasto si usa passare il tutto in uno schiacciapatate con grossi fori. La cottura in brodo di carne completa questo piatto tradizionale che è una delle nostre minestre preferite.

PRESENTATA DA NERO FERMENTO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA BRACIOLONA

Uno dei piatti locali preferiti dagli Aretini è la famosa “Braciolona”. Si tratta di un piatto tradizionale toscano a base di carne di maiale, aromi e spezie. Le braciole all’aretina sono famose per il loro sapore intenso e succulento.

La combinazione di erbe aromatiche, aglio e carne di maiale grigliata conferisce a questo piatto un gusto unico e tipico di Arezzo. È una specialità locale che rappresenta l’autentica cucina tradizionale toscana e che sicuramente soddisferà i palati degli amanti della carne.

PRESENTATA DA MALERBA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

ZUPPA DI FAGIOLI DI SORAGNA

Agli amanti dei prodotti della terra suggeriamo un un piatto caratteristico locale che si avvale dei Fagioli di Sorana. Questi piccoli tesori bianchi, raccolti con cura nelle zone di Sorana, sono rinomati per la loro delicatezza e consistenza vellutata e oono i protagonisti indiscussi della zuppa, il cui sapore sottile e morbido conquista ogni palato.

I fagioli vengono mescolati in una pentola fumante, meglio su un camino al fuoco della legna, si accompagnano al pane rustico toscano, all’aglio tagliato in piccoli spicchi ed alcuni rametti di rosmarino, in olio extravergine di oliva della Toscana. La Zuppa di Fagioli di Sorana non è solo un piatto, è un viaggio nel cuore della Toscana, un’esperienza che parla di terra, di famiglia e di tradizione. Una zuppa che, con la sua semplicità, riesce a conquistare il cuore di chiunque la assaggi.

PRESENTATA DA TOSCODORO.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL GNOCCO FRITTO

Quando sentiamo il desidero di cose semplice ed autentiche è allora che il gnocco fritto torna in cucina, tra le mani esperte di chi impasta da sempre senza misurare troppo, “a occhio”, come si dice da queste parti.

Farina, strutto, un po’ di latte tiepido, un pizzico di lievito: si lavora l’impasto con calma, poi lo si lascia riposare, coperto, mentre si accende l’olio. La pasta viene stesa sottile e tagliata in losanghe che, tuffate nel calore, si gonfiano come piccoli cuscini dorati. Il segreto? Mangiarli caldi, appena scolati, mentre ancora profumano di pane e festa.
Il gnocco fritto non si serve mai da solo. Lo accompagnano prosciutti lucidi, coppe stagionate, mortadelle che sembrano velluto, e naturalmente un bicchiere di Lambrusco.

PRESENTATA DA BOLOGNESI FAUSTO.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

I RAVIOLI DI GAVI

Un piatto che non devi mancare di assaggiare se vieni nelle nostre contrate sono sicuramente i Ravioli di Gavi, che prendono il nome dalla famiglia che li creò per prima: i Raviolo, proprietari di una storica locanda locale.Il segreto della ricetta sta nel “tuccu”, il sugo che avvolge e completa questi ravioli, a fare la magia. In una pentola di rame, tra l’odore dell’olio che sfrigola e il burro che si scioglie, prende vita un soffritto fragrante di cipolla, carota e sedano.

La carne di manzo, dorata e rosolata, si fonde con il vino rosso, che evapora lasciando dietro di sé un aroma intenso e complesso. I pomodori pelati si uniscono al brodo di carne, rosmarino e alloro, e tutto cuoce lentamente, a fuoco basso, per ore. Il tempo qui è un ingrediente fondamentale: solo con la pazienza si può ottenere quel sugo denso e ricco, che parla di tradizioni tramandate di generazione in generazione. Pochi sanno che, per le sue caratteristiche aromatiche e il legame con il territorio, il vino ideale per accompagnare i ravioli è proprio il GAVI DOCG, non dimenticarti di aggiungerlo in tavola!

PRESENTATA DA FONTANASSA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA BAGNA CAUDA

Una ricetta che non manca mai sulle nostre tavole, in particolare nei mesi invernali, è la “Bagna Cauda”.
La bagna cauda è una salsa calda a base di aglio, acciughe e olio extravergine d’oliva, servita tradizionalmente in una terrina posta al centro del tavolo. Le verdure di stagione, come carote, sedano, peperoni, cavolfiori e cardo, vengono immerse nella salsa e consumate dopo essere state inzuppate.


La preparazione della bagna cauda prevede la lenta cottura dell’aglio in olio d’oliva fino a renderlo morbido e aromatico, quindi si aggiungono le acciughe e si lasciano sciogliere completamente nella salsa. La consistenza finale dovrebbe essere cremosa ma non troppo densa. La bagna cauda è un piatto molto conviviale e gustoso, perfetto per condividere momenti in compagnia di amici e familiari. È un vero e proprio simbolo della cultura culinaria del Canavese e del Piemonte, che celebra l’autenticità e la ricchezza dei sapori locali.

PRESENTATA DA BUEMI VINI.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

TORTA ALLE MANDORLE E PROSECCO

Non solo nei mesi invernali, ma durante tutto l’anno nelle nostre cucine famigliari si prepara “La Torta alle Mandorle e Prosecco”. La torta richiede una preparazione semplice ma accurata nei vari passaggi.

Si prepara per prima una crema di burro e zucchero alla quale vanno aggiunte successivamente le uova, mentre in una ciotola a parte si mescolano la farina, le madorle tostate e tritate e il lievito. Quando è tutto omogeneo si uniscono insieme per un composto unico. A questo punto arriva il matrimonio perfetto con il Prosecco accompagnato da scorze di limone che si uniscono all’impasto e si mette in forno per la cottura. Il tocco finale, prima della messa in tavola, è una bella spolverata di zucchero al velo. Di solito noi lo serviamo a fine pasto, ma è adatto anche come merenda pomeridiana accompagnata dai nostri buoni vini.

PRESENTATA DA CA’ DEI FIORI.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

CAPONATA SICILIANA

C’è un piatto che amiamo molto ed è un trionfo di colori e sapori che racconta la storia di una terra ricca di tradizione e contrastanti influenze culturali: La Caponata Siciliana.
Il nostro piatto unisce la dolcezza delle melanzane fritte alla vivacità dell’aceto e al tocco inconfondibile della capperi e olive.

Ogni ingrediente, che affonda le radici nella cucina mediterranea, è un’ode alla generosità della terra siciliana. La serviamo sia calda che fredda, ma sempre accompagnata da un generoso bicchiere di vino, come fosse un assaggio di sole. La caponata è il cuore pulsante della cucina siciliana, un piatto che evoca il calore delle estati siciliane e l’abbraccio della convivialità, simbolo di una cultura che sa celebrare la semplicità dei suoi sapori più autentici.

PRESENTATA DA TERRAMALLIA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL BUNET

Nel nostro angolo di Piemonte, tra borghi incantevoli e cantine centenarie, nasce uno dei dolci più emblematici e amati della regione: il Bunet. Il Bunet è molto più di un semplice dessert; è un’ode alla tradizione, una sinfonia di sapori che racconta storie di famiglia e serate invernali trascorse attorno a un tavolo.

Il suo nome, che richiama l’antico termine piemontese per “berretto”, evoca la forma dello stampo in cui viene preparato, come a voler suggerire un abbraccio caldo e avvolgente. Il dolce è combinazione di cacao, amaretti e il liquore che crea un equilibrio di sapori ricco e armonioso, mentre il caramello aggiunge una nota di dolcezza e croccantezza.

PRESENTATA DA BRICCO VISCONTI.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

GLI ARROSTICINI

C’è un piatto che vorremmo suggerirti che, nella sua semplicità, racchiude in sé l’essenza delle montagne e dei pascoli verdi dell’Appennino e raccontano di pastori che scendono dalle colline portando con sè i profumi delle erbe selvatiche con cui usavano insaporire la carne di pecora con cui si preparano ” Gli arrosticini”. La carne di pecora, simbolo di abbondanza e nutrimento, viene tagliata a piccoli cubetti, infilandosi con delicatezza su sottili spiedini di legno.

La griglia, la “fornacella”, è una lunga canaletta che accoglie al suo interno gli spiedini. Da noi si usa Servirli belli caldi, gustandoli direttamente dallo spiedino. Non dimenticarti di accompagnarli con il pane casereccio, croccante e rustico, bagnato con un filo d’olio d’oliva e aromatizzato con un tocco d’aglio e richiedere sulla tavola un Montepulciano d’Abruzzo, dal colore rubino e dal sapore intenso come compagno ideale di questa delizia.

PRESENTATA DA CANTINE RABASCO.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL FALSO MAGRO ALLA SICILIANA

Ti raccontiamo di come trasformare degli ingredienti semplici in un piatto indimenticabile come “il Falsomagro alla Siciliana”, uno dei piatti più rappresentativi del nostro territorio dell’entroterra insulare.
Immagina una fetta di fesa di vitello, stesa con cura e battuta fino a diventare sottile come un velo, pronta ad accogliere un ripieno sontuoso. Su questa tela di carne, si dispongono generose fette di pancetta.
Un impasto di carne macinata di manzo, sapientemente arricchito con pecorino grattugiato, pangrattato croccante, prezzemolo fresco e un pizzico di aglio tritato, viene steso sopra la pancetta, come un manto di spezie e aromi.

Nel cuore di questo ripieno, si adagiano uova sode, simbolo di rinascita e tradizione, e cubetti di provolone, pronti a fondersi in un abbraccio cremoso durante la cottura. In una casseruola capiente, un filo d’olio extravergine di oliva si scalda, pronto ad accogliere il falsomagro.
Il rotolo sfrigola e si rosola, assumendo una doratura che promette croccantezza e gusto. Una volta dorato su tutti i lati, viene momentaneamente messo da parte, mentre nella stessa casseruola si soffriggono cipolla, carote e sedano, le verdure umili che, con il loro soffritto, creano la base aromatica per il sugo.
Il falsomagro ritorna nella casseruola, dove viene sfumato con un bicchiere di vino rosso, il cui bouquet di profumi si mescola con quelli della carne e delle verdure. La passata di pomodoro, densa e vellutata, avvolge il rotolo, che cuoce lentamente, assorbendo ogni sapore, ogni aroma. Dopo un’ora e mezza di paziente attesa, durante la quale il sugo si è ispessito e arricchito, il falsomagro è pronto. Rimosso dalla casseruola, riposa brevemente, lasciando che i suoi succhi si distribuiscano uniformemente. Lo spago viene rimosso, rivelando il rotolo in tutta la sua perfezione. Affettato a fette spesse, ogni taglio rivela il ripieno, con le uova sode e il provolone che fanno capolino tra la carne. Di solito lo serviamo in tavola con patate arrosto o una fresca insalata.

PRESENTATA DA MUSTAZZA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

GNOCCHI PICCOLINI CON FUNGHI DI PIOPPO, GORGONZOLA E PREZZEMOLO

Una ricetta della nostra cucina mantovana che amiamo mettere in tavola nelle fresche giornate autunnali, quando i nostri pioppi lungo le rive si lasciano cullare dal vento sono gli “Gnocchi piccolini con funghi di pioppo, gorgonzola e prezzemolo”.
Li prepariamo lessando le patate lasciandole cuocere con la buccia fino a che non diventano morbide, poi aggiungiamo la farina, l’uovo e un pizzico di sale e impastiamo delicatamente.


Poi prendiamo una padella grande, scaldiamo l’olio extravergine d’oliva insieme al burro e gettiamo i funghi di pioppo: Dopo averli saltati per bene aggiungiamo il gorgonzola a pezzetti, e lo lasciandolo fondere lentamente. Il tutto verrà unito con gli gnocchi già bolliti permettendo ai sapori di fondersi armoniosamente. Questa ricetta è un inno alla bellezza e alla bontà del Mantovano. Gli gnocchi, piccoli e teneri, catturano l’essenza dei funghi di pioppo, mentre il gorgonzola dona una cremosità irresistibile. Il prezzemolo fresco, con la sua nota erbacea, completa questo quadro gastronomico, rendendo ogni boccone un viaggio attraverso i sapori autentici di una terra ricca di tradizioni e di amore per la cucina. Buon appetito!

PRESENTATA DA FONDO BOZZOLE.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL RISOTTO AL TARTUFO BIANCO DI SAN MINIATO

In un’atmosfera intrisa dei profumi della campagna toscana, nella nostra cucina di famiglia si rinnova uno dei riti più attesi: il risotto al Tartufo Bianco di San Miniato. La ricetta è un atto d’amore verso la semplicità, quella che lascia parlare la materia prima. Si parte da una cipolla bianca, finemente tritata, lasciata imbiondire dolcemente nel burro. Poi arriva il riso—solo Carnaroli, per la sua capacità di restare al dente e di accogliere il sapore del condimento tostato in padella finché non diventa perlaceo. Nel frattempo, un brodo leggero, preparato con le verdure dell’orto, bolle in silenzio sul fuoco.

Il riso cuoce lentamente, un mestolo di brodo alla volta, assorbendo pazientemente ogni aroma. A cottura quasi ultimata, una noce generosa di burro lo manteca fino a renderlo cremoso, poi arriva lui: il tartufo bianco, tagliato a scaglie sottilissime, quasi a vela, che si posa sul risotto come un sussurro. È un piatto che per noi non ha bisogno di clamore, solo di rispetto. Per chi lo assaggia, è come addentrarsi nei boschi intorno a San Miniato, a occhi chiusi, guidati solo dal profumo della terra.

PRESENTATA DA BECONCINI.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LE PAPPARDELLE AL CINGHIALE

Uno dei piatti più a cui siamo più legati della nostra terra sono le pappardelle al cinghiale. È un piatto che non si improvvisa. La carne, cacciata secondo stagione o acquistata da mani fidate, viene marinata a lungo nel vino rosso, con bacche di ginepro, alloro, rosmarino e pepe. Il giorno dopo si soffrigge lentamente con cipolla, sedano e carota, e cuoce piano, ore intere, finché il profumo invade la casa e si attacca ai muri.

Le pappardelle, tirate larghe e ruvide, sanno accogliere quel sugo corposo, che non è solo un condimento ma un racconto: di boschi, di fuochi accesi nelle aie, di mani che sanno aspettare. Un filo d’olio nuovo, un tocco di pepe nero, e il piatto è servito. Non chiede altro, se non un vino robusto accanto, magari lo stesso che ha dato colore alla marinatura. In Maremma, le pappardelle al cinghiale non sono solo un pasto: sono un rito d’appartenenza, una promessa di sapore e memoria.

PRESENTATA DA POGGIO LA LUNA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

L'OCA IN ONTO

Vuoi scoprire una ricetta locale veramente deliziosa e succulenta? Allora ti parliamo dell ’”Oca in onto” che è uno dei piatti più rappresentativi della tradizione gastronomica dell’Oltrepò Pavese, nato dall’ingegno delle famiglie contadine che cercavano modi per conservare la carne durante i mesi invernali. Questa antica ricetta prevede l’utilizzo dell’oca, un animale tipico delle campagne locali, che veniva allevato per sfruttarne ogni parte, dal grasso alla carne.
La prepariamo con una cottura lenta dei pezzi di carne in una casseruola insieme al suo grasso, che si scioglie lentamente avvolgendo le carni in una morbida coltre aromatica. La ricetta tradizionale prevede l’aggiunta di erbe e aromi come rosmarino, salvia, alloro e aglio, che donano al piatto profumi intensi e un sapore ricco. Una volta cotta, l’oca la trasferiamo in contenitori di terracotta e ricoperta dal grasso fuso, che agiva come conservante naturale, garantendo una lunga durata senza bisogno di refrigerazione.

Il risultato che otteniamo è una carne tenera e saporita, che si gusta al meglio se accompagnata da polenta fumante, perfetta per raccogliere il grasso aromatizzato. L’oca in onto è più di un semplice piatto: è un simbolo della cultura rurale dell’Oltrepò, un esempio di come il cibo possa raccontare una storia di sapienza e rispetto per le risorse disponibili.

PRESENTATA DA POGGIO PREGANA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL FRICO

Abbiamo una ricetta da suggerirti che è un inno alla semplicità: Il Frico. Un piatto a base di patate che si indorano lentamente in una padella a cui aggiungiamo per farle sfrigolare insieme nell’olio caldo. Sopra vi aggiungiamo il Montasio, stagionato quanto basta, che sciogliendosi si insinua tra i filamenti dorati delle patate. Lentamente, si forma una crosta dorata, croccante all’esterno e morbida all’interno, che racchiude il cuore caldo e saporito del frico.

Lo serviamo in tavola bello fumante, ed ogni morso è un viaggio: la dolcezza delle cipolle, la morbidezza delle patate e la sapidità del formaggio si intrecciano, regalando un assaggio della tradizione friulana, della nostra terra generosa dove ogni ingrediente ha una storia da raccontare. E se alzi il calice in compagnia degli amci di un Friulano o di una Ribolla Gialla, il frico diventa poesia.

PRESENTATA DA MANIA’.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

LA ZUPPA ALLA VALDOSTANA

 È una ricetta che nasce dalla cucina povera, ma si nobilita con l’eccellenza dei suoi ingredienti. Si inizia affettando cipolle dorate, carote e patate in piccoli pezzi, che vengono fatti stufare lentamente in una casseruola con burro di malga fino a diventare morbidi e profumati. Si aggiunge poi del brodo vegetale preparato in casa con sedano, cipolla, alloro e chiodi di garofano e si lascia sobbollire il tutto per almeno mezz’ora.

Nel frattempo, si taglia il pane di segale raffermo a fette spesse, da disporre a strati in una teglia da forno, alternandole a scaglie generose di Fontina DOP, che con il calore si scioglierà in una crema vellutata. Sopra ogni strato, si versa il brodo bollente con le verdure, così che il pane si inzuppi e la zuppa si compatti. Si conclude con una spolverata di Parmigiano o, per i più legati alla tradizione, una noce di burro fuso.
Poi la inforniamo a 180°C per circa 25–30 minuti, finché la superficie non diventa dorata e croccante, con il formaggio che sobbolle tra il pane e le verdure. La serviamo bollente, con un bicchiere di vino rosso delle nostre valli magari un Torrette che accompagna perfettamente la cremosità della Fontina e la rusticità del pane.

PRESENTATA DA PRIOD.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL CONIGLIO ALLA LIGURE

Abbiamo una ricetta antica da farti conoscere capace di raccontare la storia e la cultura di un territorio in un solo boccone: “Il Coniglio alla Ligure”.
Immaginati una cucina rustica, con travi di legno a vista e un grande camino che scoppietta dolcemente. Sul tavolo di legno massiccio, spolverato di farina e ornato di ramoscelli di rosmarino, il coniglio fresco viene preparato con cura.

Ogni pezzo viene immerso in una marinata di vino rosso, ricca e profumata, accompagnata da foglie di alloro e aglio schiacciato, lasciando che la carne si insaporisca e assorba ogni sfumatura di aromi. Dopo averlo cotto lentamente si inserisce nella casseruola con il soffritto legando il tutto con un sugo ricco e vellutato fatto di pinoli, olive taggiasche e capperi. Talvolta si mette in tavola con la polenta fumante o se preferisci un profumato e croccante pane casereccio.

PRESENTATA DA RAMOINO.

 

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

I TESTAROLI AL PESTO

A Fosdinovo, dove labbiamo il nostro ristorante c’è un piatto che parla un dialetto antico. Sono i testaroli, pasta contadina nata prima ancora che l’acqua bollente diventasse la regola. Si preparano con una pastella semplice, fatta di farina di grano tenero, acqua e un pizzico di sale. Nessuna sfoglia, nessuna trafila: la pastella viene versata a mestoli su grandi dischi di ghisa roventi i “testi”, da cui il nome e cotta come fosse un pane sottile, con i bordi appena croccanti e l’interno morbido.

Una volta raffreddati, i testaroli si tagliano a losanghe o rombi e si immergono per pochissimi secondi in acqua bollente salata, non più di un minuto: non si cuociono, si risvegliano. Poi arrivano gli aromi: pesto alla genovese fatto con basilico fresco, aglio, pinoli, Parmigiano, pecorino e olio extravergine delle colline lunigianesi. Si mescola il tutto a freddo, lasciando che i testaroli lo assorbano lentamente, come una spugna che riconosce il profumo di casa.

PRESENTATA DA LA QUINTA TERRA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::

IL RISOTTO ALLA BONARDA

A Pavia, celebriamo una delizia culinaria che incarna l’essenza dei nostri prodotti locali: il Risotto alla Bonarda. Questo piatto unisce sapientemente due tesori del nostro territorio: il riso Carnaroli Classico e la Bonarda dell’Oltrepò Pavese.

La ricetta è un’elegante semplicità, con riso, porri finemente tagliati e vino Bonarda, diluito con acqua per creare un brodo delicato. Si arricchisce con olio extravergine d’oliva o burro e si completa con Parmigiano Reggiano.
Le nostre esperte cuoche tostano il riso per alcuni minuti prima di unirlo alla pentola con il vino che bolle già da circa quindici minuti. Dopo la cottura, il risotto riposa coperto da un tradizionale canovaccio di lino, in attesa dell’ultimo tocco vigoroso prima di essere servito a tavola, augurandoci reciprocamente un buon appetito!

PRESENTATA DA DI CRISTIANA.

::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::::